I prodotti tipici marchigiani provengono da una regione incastonata nel centro dell’Italia tra gli Appennini e il mare, vantano una varietà di paesaggi, di tradizioni e di prodotti tipici che possono accontentare le aspettative di chiunque capiti in questo angolo di paradiso chiamato Marche o Regione Marche.
Qui si uniscono tradizioni gastronomiche del sud e del nord Italia, si ritrovano sapori dell’Umbria, della Romagna, del Lazio e dell’Abruzzo riuscendo a mantenere intatta la propria originalità, la propria storia e le proprie tradizioni antiche, suggestive e spesso troppo poco conosciute.

La catena montuosa degli appennini che scende verso il litorale adriatico, risalta scorci panoramici incantevoli e le colline sembrano la cornice perfetta di un quadro del più famoso dei marchigiani, Raffaello Sanzio.
Grazie alla varietà di paesaggi delle Marche, ogni zona presenta le sue tipicità enogastronomiche che variano in base al clima, all’altitudine, alle festività religiose, alle tradizioni e alla capacità di sapersi innovare e rinnovare nel tempo. 
In questo viaggio enogastronomico scopriremo le tipologie di prodotti tipici marchigiani. Se c'è un argomento che ti interessa particolarmente puoi scorrere dirrettamente all'argomento attraverso il seguente indice dei contenuti


Salumi Marchigiani

salumi marchigiani
Dei prodotti tipici marchigiani, i salumi sono probabilmente la punta di diamante.
Vanto e orgoglio gastronomico locale, quando si parla di salumi, ricordate che nostrano è nelle Marche sinonimo di saporito.
Qui, ancora molte aziende conservano l’arte norcina, in cui le carni vengono lavorate con sapienza e attenzione per conservarne la qualità e il sapore antico e che producono prosciutto, lonza, pancetta, guanciale, salsicce, di cui il più famoso è il Ciauscolo.

Considerato il re dei salumi marchigiani, è il più antico e il più originale. La particolarità che subito salta all’occhio è che sia spalmabile. Al palato si presenta con un gusto equilibrato in cui la morbidezza del lardo si alterna al sapore sapido della carne aromatizzata con le spezie.
Sebbene lo si possa gustare ovunque nelle Marche, è tipico specialmente del fermano, del piceno e del maceratese.
Il Ciauscolo è stato riconosciuto come prodotto tipico dalla Commissione Europea e iscritto nel Registro delle Denominazioni di Origine Protetta DOP e delle Indicazioni Geografiche Tipiche IGT.
L’abbinamento perfetto è con la Vernaccia di Serrapetrona Spumante DOCG.

Ad ottenere la denominazione di origine protetta (DOP) nel 1996 c’è anche un altro salume tipico marchigiano, il Prosciutto di Carpegna, nato nell’omonimo borgo marchigiano, ai confini con Emilia-Romagna e Toscana. Ha un colore leggermente ambrato e questo è dovuto alla temperatura della asciugatura leggermente superiore rispetto alla media.
Al palato risulta dolce e aromatizzato con pepe e paprika.
Per mantenere la sua caratteristica di prodotto DOP deve essere stagionato almeno 13 mesi, il peso minimo delle cosce del maiale nel momento della macellazione devono essere di 12 kg e il maiale non può essere più giovane di 10 mesi. Ottimo abbinamento con un Bianchello del Metauro o Verdicchio dei Castelli di Jesi.

Tra i più famosi salumi tipici della tradizione marchigiana non possiamo non citare il Salame di Fabriano. La zona di produzione è abbastanza vasta e comprende oltre a Fabriano anche Arcevia Cerreto D’esi, Genga, Serra San Quirico, Sassoferrato (AN), Matelica, Esanatoglia, (MC), Serra S’Abbondio, Frontone, Pergola (PU), Pioraco e Fiuminata. Questo prodotto non potrebbe nascere altrove, perché solo il microclima dell’alta Vallesina può consentire una stagionatura del tutto naturale, questo lo rende un prodotto marchigiano d‘eccellenza.

Anche se ormai è possibile trovarlo tutto l’anno, è nato come salume stagionale e veniva tradizionalmente servito durante il periodo pasquale, ancora oggi non può mancare nelle tavole marchigiane il giorno di Pasqua ed è ottimo accompagnato dalla “pizza cascio e oe” chiamata anche “crescia brusca” la pizza al formaggio e uova, tipica delle Marche e un bicchiere di Verdicchio di Matelica Doc non può mancare.

Galantina Marchigiana 


La Galantina è una delle ricette marchigiane per eccellenza ed è stata proprio la Regione Marche a premiarne, nel 2015, la territorialità, attribuendo a questa preparazione il marchio QM cioè Qualità Garantita delle Marche.

È un secondo piatto di carni bianche, la versione originale la vuole preparata con la gallina, ma non è raro trovarla cucinata col pollo o col tacchino. È un piatto molto antico e già nell’antica Roma si ritrovano le istruzioni per la preparazione della Galantina Marchigiana.

Ingredienti 

  • 1 gallina da 1,3 kg circa (etto più etto meno)
  • 500 gr di carne trita mista di pollo tacchino maiale (metti nel mix meno quantità di carne rossa, eviterai che dopo la cottura la galantina risulti troppo scura)
  • 150 gr di Parmigiano Reggiano
  • 80 gr di mortadella (tutti in una fetta)
  • 20 olive verdi denocciolate
  • 5 uova fresche
  • 1 carota
  • 1 costa di sedano
  • 1 limone
  • 1 bicchiere di latte per ammorbidire la farcia
  • noce moscata
Nato per recuperare e valorizzare la gallina vecchia, mescolata poi con altri ingredienti di fortuna facilmente reperibili come le olive, uova, carote e sedano, nel corso del tempo ha cambiato forma e sostanza e oggi viene aggiunto anche prosciutto cotto e i pistacchi. 

Preparazione

  1. Lasciate la gallina di gallina disossata a bagno per diverse ore, con il succo dei 2/3 limoni comprese le bucce.
  2. Quando la carne della gallina si è schiarita mettetela a scolare in uno scolapasta e lavatela con acqua corrente.
  3. Sbollentate i pistacchi, tagliate la carne a listarelle e insaporite con sale un po' di pepe e iniziate a riempire la gallina.
  4. Allargate la gallina ben scolata sul piano di lavoro e iniziate a riempire a strati inserendo in modo alternato prosciutto cotto, mortadella e pistacchi, tra uno strato e l'altro inserite la carne macinata e le listarelle preparate in precedenza insieme agli altri ingredienti.
  5. Ora legate o cucite la gallina in modo che non fuoriescano gli ingredienti durante la cottura.
  6. Avvolgete la Galantina di Gallina in un telo ben lavato e sterilizzato o in una garza per alimenti. Ponete la gallina in una pentola capiente con acqua fredda e sale. Fate cuocere per 3 ore e mezzo dall'ebollizione, quindi toglietela dalla pentola e mettetela sotto una pressa per diverse ore.
Questo piatto è molto gustoso ed è perfetto se abbinato ad un Verdicchio di Jesi.

Formaggi Marchigiani 

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La storia dei formaggi marchigiani è secolare e suggestiva.

Vanta una vasta quantità di pecorini, che sono caratteristica principale delle zone montane, ricche di pascoli e nel quale è possibile ancora oggi trovare i formaggi pecorini conservati e fatti stagionare nelle botti di rovere, in cui vengono lasciati riposare fino a tre mesi, avvolti in foglie di noce o erbe aromatiche vinacce. Quello dei Monti Sibillini è un Presidio Slow Food.

Nelle Marche è possibile trovare diversi formaggi tipici di Origine Protetta e ognuno di questi sfoggia particolarità nella preparazione che li rende speciali. Tra questi, i più famosi:
      • Il formaggio di fossa
      • La casciotta di Urbino
      • Cacio a forma di limone
      • Caciotta del Fermano
      • Casècc
      • Raviggiolo
      • Slattato

        Formaggio di Fossa di Sogliano DOP

        è un caprino ed è il prodotto caseario tipico della zona compresa tra la vallata del Rubicone e del Marecchia, tra gli appennini marchigiani e dell’Emilia Romagna. Nel 2009, Il Formaggio di Fossa di Sogliano è tra i formaggi tipici marchigiani ad aver ottenuto il marchio DOP.

        Prende il suo nome dal fatto che venisse nascosto in apposite fosse create nel tufo e necessarie per preservarlo dalle razzie nel medioevo. Prima dell’infossatura veniva inserito in un sacchetto di tela, lino o cotone. Le fosse oggi sono scavate a forma di fiasco, con una profondità di circa tre metri e realizzate almeno da 10 anni affinché all’interno si siano formate quelle particolari colonie di batteri che riescono a dare al formaggio un’alta intensità aromatica e un sapore deciso.

        È essenziale che all’interno della fosse non vi sia aria, per mantenere intatta la qualità del prodotto, e per garantirne la conservazione. Il periodo di infossatura varia da un minimo di due mesi ad un massimo di 4 mesi.

        Il Formaggio di Fossa di Sogliano è buonissimo accompagnato dal pane, durante gli aperitivi, ma dà il meglio di se grattugiato sulla pasta e abbinato ad un vino rosso piceno o a un passito.

        La Casciotta d'Urbino DOP

        La Casciotta d'Urbino DOP è la regina della zona tra Pesaro e Urbino. E' famoso per essere il primo formaggio ad aver ottenuto la certificazione DOP in Italia. La “s“ in più deriva da un errore di battitura di un impiegato ministeriale nel momento della registrazione e grazie a questo errore è possibile differenziarla subito dalle normali caciotte e lo rende famoso in tutto il mondo. È un formaggio marchigiano da tavola, composto da latte ovino e vaccino, si presenta morbido, poco stagionato e per questo è delizioso accompagnato da miele, marmellate e frutta secca o fresca durante gli aperitivi. Ma grazie al suo sapore non troppo invadente, può essere consumato con una vasta varietà di cibi, ottimo per esempio, con la polenta e all’interno delle olive ascolane.

        Predilige vini bianchi giovani come il Bianchello del Metauro Doc.

        Cacio in Forma di Limone

        Lo Cacio in Forma di Limone è prodotto nella vallata del Metauro nelle Marche ed è ormai considerato di nicchia.

        E' un Formaggio grasso, fresco, a pasta molle. Con una stagionatura di massimo 10 giorni. Fatto di latte di pecora con un caratteristico sapore di limone. Esternamente ha un colore giallo dato anche dalla scorza di limone grattugiata,  la pasta interna è compatta e morbida, di colore bianco, ad accompagnare il gusto c’è la distintiva forma di limone. Un’accoppiamento che lo rende originale e permette di utilizzarlo sia nella preparazione di diversi dolci che come dessert, magari accompagnato dal miele. Ottimo se abbinato ad un passito.

        La Caciotta

        La Caciotta è un formaggio marchigiano antico che si porta dietro secoli di storia, composto da latte di vacca, ma spesso in passato veniva addizionato con latte di pecora e capra, secondo la disponibilità. È un Formaggio a pasta semidura di breve o media stagionatura che viene conservato avvolto nelle foglie di noce che gli concede un‘aroma piacevole. Una volta, quando i pastori non si potevano permettere o non conoscevano il caglio, sfruttavano alcuni fiori e piante dell’entroterra marchigiano dalle proprietà coagulanti. Questa versione lo inserisce tra i formaggi preferiti da animalisti e vegetariani.

        È perfetto accompagnato dalla frutta fresca, specialmente le mele verdi e le pere, è proprio il caso di dire “al contadino non far sapere quant'è buono il formaggio con le pere” .

        Casécc

        Il Casècc è un formaggio a pasta semidura o dura, prodotto con latte misto di vacca e di pecora in proporzioni variabili e munto solo nel momento di lattazione delle pecore, che pascolano nelle colline marchigiane. Si presenta con un colore giallo paglierino e viene fatto stagionare su delle assi di legno. Lavato a cadenza giornaliera e rigirato costantemente. È un formaggio che riceve molte attenzioni e coccole nella sua preparazione e le restituisce al palato, specialmente se gustato accompagnato ad un rosso piceno. Un consiglio? Utilizzalo per il ripieno dei cappelletti.

        Raviggiolo delle Marche

        Viene chiamato anche ravigiolo, raveggiolo e ravaggiolo. La materia prima utilizzata è il latte bovino o caprino della zona di Montefeltro. È un formaggio fresco a pasta molle, si presenta come una ricotta, ma grazie a una tecnologia che sfrutta il latte, mantiene alto il tenore di acqua in esso contenuta. La cagliata non viene rotta ma prelevata delicatamente con un mestolo e lasciata scolare su stuoie oppure su foglie di fico o di cavolo. Questo procedimento esalta la delicatezza di questo prodotto tipico marchigiano, considerato uno dei formaggi italiani più delicati. Si consuma fresco ed è prodotto ad aprile e a ottobre.

        Servito con l’erba cipollina o la rucola, sprigiona tutto il suo sapore.

        Lo Slattato

        Lo Slattato è un Formaggio marchigiano grasso, fresco, a pasta molle.

        Slattare, significa cessare di allattare, ed è da qui che lo Slattato prende il suo nome. Quando le pecore e le capre erano nel periodo della gravidanza, il pastore non potendole mungere, si doveva affidare al latte delle vacche. Per questo è un formaggio cosiddetto stagionale.

        Lo Slattato ha una crosta morbida, color panna, e una pasta molle e omogenea, di colore bianco. È un formaggio tipico delle tavole marchigiane. Un ottimo compagno di pasto. Tagliato a cubetti è piacevole anche nelle insalate.

        Si abbina a vini bianchi di bassa gradazione alcolica e delicati come La Passerina delle Marche.

        Olive Ascolane  

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        Le olive ascolane o olive all’ascolana sono indubbiamente il piatto tradizionale più rappresentativo tra i prodotti marchigiani, apprezzate e conosciute in tutto il mondo. Nascono alla fine nell‘800 e la ricetta prevede l’utilizzo di olive tenere conservate in salamoia condita con erbe aromatiche della zona e finocchio selvatico. Vengono utilizzati per tradizione tre tipi di carni differenti: suino, manzo e pollo, ma nelle versioni più recenti è comune l’utilizzo anche del tacchino. Non possono mancare il parmigiano e le verdure, che aiutano a dare una consistenza più uniforme e un gusto più morbido.

        Come si preparano le olive ascolane?

        Prima di tutto il vero segreto delle Olive ascolane è la tenerezza delle olive, per questo è senz’altro indispensabile usare l’oliva Ascolana Tenera, che è un frutto ricco di polpa dolcissima, che cresce intorno ad Ascoli Piceno e in buona parte del territorio della provincia di Teramo.

        Per preparare delle gustose olive all'ascolana:

        1. Trita le verdure e rosola con poco olio extravergine d'oliva,
        2. Aggiungi i tre tipi di carni e lascia cuocere lentamente a fuoco basso, sfumando con il vino bianco.
        3. Aggiungi sale e pepe
        4. Lava le olive sotto l’acqua corrente, per eliminare il sale in eccesso, poi denocciolale.
        5. Qui arriva la parte più complicata. Le olive, una volta denocciolate devono essere tagliate in modo da formare una spirale ed è necessario non romperle.
        6. Quando il composto di carne sarà cotto, attendi che si sfreddi un pò, frulla tutto e aggiungi noce moscata, scorza di limone, parmigiano e uova.
        7. Forma delle palline grandi poco più del seme d’oliva e infilale all’interno dell’oliva.
        8. Impanale le olive prima nella farina, poi nell'uovo ed infine nel pangrattato.

        Per garantire la croccantezza esterna e per mantenere la leggerezza dell’impanatura è necessario l’utilizzo di olio di semi di arachide o di girasole che devono essere utilizzati con abbondanza per coprire interamente le olive durante la frittura.

        La temperatura della frittura non deve scendere sotto i 160° e sono sufficienti 3 minuti perché sia pronta.

        Come ogni ricetta tradizionale, anche quella delle olive all‘ascolana ha subito negli anni modifiche e oggi ne esistono numerose varianti, la più comune è la versione olive ascolane al tartufo nero estivo macinato e aggiunto nell’impanatura. Tutte le versioni hanno un gusto deciso, per cui vanno accompagnate con un vino strutturato e con corpo, come il Pecorino o il Verdicchio dei Castelli di Jesi.

        Le olive all’ascolana sono un piatto tipico marchigiano che spesso troviamo nei nostri aperitivi e per questo, in questo caso, possiamo accompagnarlo anche con un  cocktail. L’Americano per esempio, che nonostante il suo nome ingannevole, è un aperitivo tutto italiano composto dal vermouth, che ha origini piemontesi e il campari bitter, di origini milanesi, con un gusto deciso, questo cocktail è in grado di tenere testa a tutte le varianti, come le olive all‘ascolana al formaggio.

        Vini marchigiani

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        Attualmente nelle Marche sono censite oltre 200 varietà di vitigni, che ricopre circa 20 mila ettari.

        Già in epoca romana la coltivazione della vite rappresentava un settore trainante dell’economia marchigiana. Vista la sua posizione centrale, oltre ai vini tipici marchigiani, sono presenti vitigni di coltivazioni originarie di altre regioni. Nelle Marche sono coltivati Verdicchio, Passerina, Pecorino, Biancame, Lacrima, Ciliegiolo, Montepulciano, Malvasia, Sangiovese, Trebbiano toscano e Vernaccia, oltre a Chardonnay, Pinot bianco e Pinot nero. 

        La Regione vanta 5 Denominazioni di Origine Controllata e Garantita (DOCG) e 15 Denominazioni di Origine Controllata (DOC).

        Il Verdicchio

          Il verdicchio è il vino più coltivato e rappresentativo della regione, prodotto specialmente nella zona di Jesi, dove possiamo apprezzare la DOCG Castelli di Jesi Verdicchio Riserva e la DOC di ricaduta Verdicchio dei Castelli di Jesi. Ma anche la zona di Matelica vanta il DOCG Verdicchio di Matelica Riserva e la DOC di ricaduta Verdicchio di Matelica. Le uve del verdicchio mantengono una colorazione verde chiaro anche a piena maturazione, da questo prende il nome. Il Sapore risulta leggermente salato, aromatico e deciso. È un vino corposo dall’elevata gradazione alcolica per essere un bianco. I vignaioli marchigiani stanno puntando molto su questo vino tradizionale negli ultimi anni e la qualità migliora notevolmente di anno in anno.

            La Vernaccia

            DOCG Vernaccia di Serrapetrona e la DOC Serrapetrona da vernaccia nera la fanno da padrone nel Maceratese. La prima peculiarità che salta all’occhio e anche al palato rispetto alle vernacce che troviamo nel territorio italiano è che si presenta come Vino spumante, sia secco che dolce. È un vino tipico marchigiano molto pregiato e la sua tecnica di produzione è un requisito di qualità. Prevede, infatti, tre fermentazioni: la prima in vendemmia, la seconda dopo l’appassimento naturale delle uve selezionate, la terza in autoclave, per la presa di spuma. Nasce così uno Spumante rosso, unico nel suo genere. Provalo con cibi a base di tartufo.

              Il Rosso Conero

              Il Rosso Conero si produce da uve di montepulciano, nella provincia di Ancona, un DOCG rosso Conero, un vino rosso corposo e che necessita di almeno due anni di invecchiamento prima di essere bevuto. È perfetto accompagnato da carni dal sapore deciso, come il cinghiale e la selvaggina e da formaggi stagionati.

              Il Rosso Piceno

              Il Rosso Piceno non può che avere le sue origini dalla omonima zona. Per mantenere la sua denominazione DOC, la produzione è consentita nelle province di Ancona, Ascoli Piceno, Fermo e Macerata.

                Si presenta con un rosso intenso quasi viola e ha un gusto persistente al palato, deciso. Per questo è un vino che si può accompagnare con diverse pietanze dal sapore altrettanto determinato, specialmente carni, ma anche qualche dolce a base di cioccolato fondente e liquirizia.

                La Passerina

                La Passerina è uno dei vini bianchi più diffusi e apprezzati in tutta la zona adriatica, un vino molto fresco, non molto strutturato, ma con note fruttate che gli donano un piacevole profumo, non invadente. Grazie alla vicinanza al mare dei vitigni, è un vino che risulta leggermente sapido e questo contribuisce a dare a questo vino tipico marchigiano l’appellattivo di "elegante“. Si accompagna piacevolmente con il finger food e gli aperitivi.

                Il Pecorino

                Il Pecorino è un vino a bacca bianca da un sapore molto robusto e deciso. Nato sui Monti Sibillini, pare che prenda il suo nome dal fatto che fosse considerato il vino preferito dai pastori di quella zona, oggi è presente in tutto il territorio marchigiano ma coltivato specialmente nella parte meridionale soprattutto nella zona di Ascoli Piceno e Offida, dove incontra il clima e il terreno ottimale. È un Vino sapido e con carattere, per cui ti consiglio di abbinarlo al pesce dai gusti meno delicati e alle carni bianche saporite, perfetto col coniglio.

                Il Biancame

                Il Biancame è un vino bianco che invece si produce nella zona settentrionale delle Marche e la sua produzione si è estesa anche in Emilia Romagna. Prende il suo nome dal colorito che lo caratterizza, di un giallo molto spento e spesso viene chiamato anche Bianchello. È uno dei vini bianchi tipici marchigiani più antichi. Va servito fresco e si accompagna bene con tutti i piatti estivi e soprattutto con il pesce e i crostacei.

                La Lacrima di Morro d'Alba

                La Lacrima di Morro d'Alba è un vino a bacca nera ed è considerato un vino di nicchia, perché la sua coltivazione è limitata ad alcune aree collinari della Provincia di Ancona, nella zona di Morro d'Alba e comuni limitrofi, anche se in passato la sua area di produzione risultava più ampia. È possibile provarlo in tre tipologie differenti: base, superiore e passito.

                  Se consumato giovane si nota un delicato e caratteristico profumo di rosa, donato dal Geraniolo, che è una sostanza che il vino sprigiona in fase di fermentazione. Il sapore è secco, armonico ed equilibrato, non troppo corposo neanche nella versione passito.

                  Ed Infine nella zona di Pesaro troviamo il vino marchigiano DOC Colli Pesaresi 

                  lo troviamo sia in versione rosso che in versione bianco. In entrambi i casi è un vino che va bevuto entro l’anno per poter apprezzare le sue caratteristiche, perfette per gli aperitivi, per esempio accompagnato dalle olive ascolane.

                  Vino Cotto Dolce Marchigiano

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                  A proposito di vini, il Vino cotto marchigiano ha superato millenni di storia subendo tantissimi cambiamenti, si distingue da tutti gli altri vini cotti, anche se ne condivide il nome, perché tecnicamente è il risultato della fermentazione del mosto di uve concentrato attraverso l’ebollizione a fuoco diretto. Questo procedimento gli conferisce una gradazione alcolica più alta della media dei vini cotti e un colore ambrato inconfondibile.

                  Una curiosità che lo rende un prodotto particolare è la coltivazione della vite, chiamata della “vite maritata all’albero”. Infatti, le viti venivano piantate alla base di aceri, salici, pioppi e altre grosse piante che potessero accogliere i tralci rampicanti nel proprio fusto e nei propri rami. Questo abbraccio dava così un sostegno naturale alla vite.

                  Ma purtroppo non potevano, in questo modo, beneficiare a pieno del calore del sole e questo conferiva all’uva l’acidità tipica del Vino cotto marchigiano di un tempo.

                  Sebbene questa tecnica rendesse il vino di qualità inferiore rispetto alle altre tecniche di coltura, la quantità era molto più abbondante e una maggiore rendita.

                  Per addolcire il vino era quindi necessaria una zuccherazione "artificiale“ del Vino, attraverso una leggera bollitura del mosto, abbastanza rapida da eliminare in buona parte l’acidità, ma evitando che la concentrazione zuccherina e la gradazione alcolica scendessero. Inoltre con questa tecnica si evitava che il vino evaporasse eccessivamente e che la produzione fosse inferiore.

                  Col passare degli anni alla quantità si è preferita la qualità e pertanto al processo di cottura è stato dato maggiore tempo, e maggiore tempo anche all’affinamento.

                  È, infatti, un vino che non può essere bevuto subito appena prodotto e migliora con il tempo se ben conservato in botti. Già dopo 3 anni si cominciano a percepire le sue caratteristiche e il colore ambrato diventa sempre più scuro nel corso del tempo, sino a raggiungere un colore nero per i vini con oltre 50 anni di età.

                  Le botti di legno conferiscono un sapore molto particolare ai vini in generale e in particolare ai vini che affinano per lungo tempo come questo, ma purtroppo non riescono a trattenere del tutto la naturale evaporazione del prodotto, come invece potrebbe fare un contenitore in acciaio.

                  Pertanto ogni anno la perdita di prodotto è consistente e si rende necessario il rimbocco, ovvero l’aggiunta di vino cotto dell’anno precedente.

                  Grazie all‘alta concertazione di zuccheri, di acidi e di alcool, rimane stabile microbiologicamente e non è necessario aggiungere solfiti.

                  Il vino cotto marchigiano che possiamo bere oggi è molto più dolce rispetto al passato e questo lo rende un ottimo compagno per i dolci, abbinato alla frutta secca, alle castagne nelle fredde sere autunnali e invernali, anche con l’aggiunta di miele, ottimo alleato per il mal di gola e tipico nella festa di San Martino a novembre.

                  Ma attenzione, non è un vino stagionale, è possibile gustarlo anche d’estate e in primavera, diluito con acqua fresca o con l’aggiunta di ghiaccio, ottimo vino da meditazione.

                  Lo possiamo utilizzare anche per sfumare la selvaggina o gli arrosti di carni rosse.

                  I Dolci Marchigiani 

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                  Le delizie dell'arte pasticcera marchigiana sono per lo più legate alla stagionalità e alle feste. Una cosa che va anticipata è che i dolci marchigiani hanno origini molto antiche, ma tra i piatti tipici marchigiani sono sicuramente quelli che hanno avuto un’evoluzione più ampia, adattandosi ai tempi e ai gusti.

                  Oggi è possibile trovare lo stesso dolce marchigiano in versioni diverse in ogni angolo della regione, pur mantenendo le sue caratteristiche storiche, ogni provincia ha voluto dare il suo tocco, apportando piccole modifiche negli anni. Per cui per ritrovare l’originalità bisogna farsi un bel viaggio in lungo e in largo per la regione, per i più appassionati di dolci sarà un viaggio nel viaggio. Ma attenzione, essendo dei dolci legati alle festività, non tutti sono reperibili tutto l’anno.

                  Una peculiarità che li accomuna è che sono tutti i a base di miele, anice o frutta secca. 

                  Il Ciambellone

                    Il Ciambellone alla Marchigiana, come tutti i dolci di questa antica regione, ha origine contadine e si serve di prodotti facilmente reperibili nelle terre marchigiane. Gli ingredienti del ciambellone sono: 6 uova, 1 bicchiere di latte e uno di olio, 300 g di farina, 1 bustina di lievito per dolci, limone grattugiato, 1 cucchiaio di Varnelli (  distillato di anice), e sale.

                    Per chi non lo conoscesse, il Varnelli è un liquore marchigiano dal sapore di anice, molto utilizzato nei dolci.

                    Il Ciambellone marchigiano veniva cotto al forno a legna e si serviva tagliato a fette accompagnato da una crema cotta in un tegame di rame. Oggi lo ritroviamo anche con aggiunta di gocce di cioccolato, ripieno di confettura o crema di cioccolato. È un dolce molto semplice da preparare e molto gustoso.

                    Il Bostrengo o Frustingo 

                    Solitamente lo si trova nel periodo di Natale e non è un dolce semplice da preparare, più che altro perché necessita di una grande quantità di ingredienti.

                    Per questo veniva chiamato anche il Pulisci Credenza.

                    Ingredienti

                    Gli ingredienti di questo dolce tipico marchigiano sono:

                    • 400 g di farina di grano o farina di castagne
                    • 200 g di granoturco
                    • pane raffermo
                    • 100 g di riso cotto
                    • 100 g di uva passa
                    • 200 g di fichi secchi
                    • 100 g di noci
                    • buccia di arancia
                    • 1 mela
                    • 100 g di zucchero
                    • 1 bicchiere di latte, miele, strutto e cannella.

                    È un dolce marchigiano tipico invernale e lo si trova specialmente nelle zone montane nella provincia di Pesaro –Urbino.

                    Preparazione

                    1. Il riso va parzialmente bollito in acqua salata, poi mescolato agli altri ingredienti, ottenendo un impasto ben amalgamato e morbido.
                    2. Il composto viene collocato in una teglia da forno ben imburrata e messo in forno per circa 60 minuti. 

                    La Cicerchiata

                    La cicerchiata è un dolce di carnevale e come tutti i dolci di carnevale è molto gustoso e intenso. le calorie sono alte e questo lo rendeva un ottimo alleato per non abbassare il livello di energie nelle danze delle lunghe notti carnevalesche del medioevo.

                    Questo antico dolce marchigiano è composto da palline fritte o al forno mischiate con il miele bollente e mandorle.

                    Ingredienti per la pasta

                    • 400 g di farina, 4 uova, 1/2 bicchiere di mistrà, 2 cucchiai d'olio, succo di limone, miele, frutta secca, canditi e sale.

                    Ingredienti per il caramello

                    • 150 g di zucchero, 200 g di miele, buccia grattugiata di 1 limone e 1 arancio, 100 g di mandorle tostate e olio.

                    Per chi non lo sapesse, il Il mistrà è un liquore secco, tipico marchigiano che racchiude l'essenza di ben sette tipi di anice.

                    Preparazione

                    La preparazione è un pò laboriosa, ma ne vale la pena.

                    1. Addensa la farina al centro
                    2. Aggiungi scorza di limone, uova sbattute, olio, zucchero, scorza di limone e mistrà.
                    3. Impasta bene il tutto in modo che sia omogeneo e consistente (30 min / 1 ora)
                    4. Stendi in due volte due sfoglie
                    5. Ricava dei quadratini di piccole dimensione
                    6. Friggi la cicerchiata in abbondante olio (Prestare massima Attenzione alla cottura)
                    7. Scola la casseruola in uno scolapasta con carta forno
                    8. Fa sciogliere miele e zucchero insieme per qualche minuto a fuoco basso con un pentolino.
                    9. Quando si è sciolto lo zucchero puoi spegnere il fuoco e buttare gli gnocchetti nel pentolino.
                    10. Passa gli gnocchetti in un piatto e dai una forma se lo desideri( a ciambella o come una classica torta), oppure usate dei pirottini per creare dei monoporzione di cicerchiata.

                    La cicerchiata va servita fredda a fette o spicchi perché così conserva il gusto per diversi giorni.

                    Gli scroccafusi

                    Gli scroccafusi, qui nelle Marche, sono uno dei dolci più antichi, conosciuti ed apprezzati in tutta la regione.

                      Il piatto sii presenta come una polpetta dolce. Sono delle palline di pasta lessate in acqua bollente e poi fritte.

                      È un dolce marchigiano molto semplice da preparare e anche da gustare, un finger food da leccarsi le dita.

                      Ingredienti

                      • Farina, uova, zucchero, mistrà, buccia di limone grattugiata, alchermes, zucchero o miele, latte, olio di oliva ,strutto, sale e lievito in polvere.

                      Preparazione

                      • Amalgama tutto insieme fino a formare un impasto morbido ed elastico.
                      • A questo punt forma dei filoncini di circa 10 cm che vengono lessati in acqua bollente e lasciati poi gonfiare
                      • Fa una incisione per la lunghezza  metti in forno
                      • Spolvera le castagnole con zucchero semolato o bagna con l‘alchermes.

                      Ci sono zone delle Marche, in cui questo dolce tipico marchigiano viene fritto nello strutto o nell’olio di oliva e poi servite con un goccio di alchermes, dello zucchero o del miele, secondo i gusti.

                      Per rimanere nel periodo di carnevale, le Castagnole sono più semplici da trovare perché sono diffuse in tutte le Marche anche se cambiano la loro forma. Nel Pesarese le troviamo con un aspetto più allungato, mentre nella provincia di Ascoli sono tondeggianti dal diametro di circa 8 - 10 cm e di colore giallo dorato.

                      I Calcioni

                      I Calcioni sono dei ravioloni ripieni di pecorino e zucchero e si preparano per il periodo di Pasqua. Sono meno conosciuti di altri, poiché sono una specialità della località Serra san Quirico, un piccolo comune in provincia di Ancona. Tuttavia, lo troviamo anche nel Comune si Arcevia, di Macerata e di Treia. Qui, l’ultima domenica di maggio si festeggia la Sagra del Calcione. 

                      All’assaggio troverete immediatamente questo dolce particolare, perché risulta un pò dolce e un pò salato. Gli ingredienti sono: per la sfoglia, 250 g di farina, 2 uova, 50 g di zucchero. Mentre per il ripieno: 250 g di pecorino fresco, 250 g di pecorino stagionato, 150 g di zucchero, succo di due limoni, 1 uovo intero e 1 albume.

                      Grazie al sapore intenso del pecorino contenuto all’interno del raviolo, è possibile servirlo sia come dolce che come secondo piatto. 

                      La Crescia Sfogliata

                      La Crescia Sfogliata ha una festa dedicata che si svolge a Fiuminata, un piccolo comune in provincia di Macerata. Questo dolce tipico marchigiano si produce specialmente nel maceratese e si presenta in forma semicircolare dal colore dorato.

                      Ingredienti

                      • Farina, acqua, zucchero e olio.

                      Per il ripieno

                      • Ricotta, uvetta, noci o nocciole, zucchero, cacao, vaniglia, cannella, buccia di limone grattugiata, anice o rum, alchermes.

                      Preparazione

                      1. Mescola la farina, con zucchero, olio e acqua bollente per ottenere la sfoglia.
                      2. Stendi la sfoglia ad asciugare
                      3. Disponi il ripieno al centro della sfoglia stessa e arrotola fino ad ottenere una forma di polpetta.
                      4. A questo punto è pronta per essere inserita in forno 45/50 minuti a 180 gradi.

                      I Cavallucci

                      i Cavallucci è un dolce marchigiano tipico del periodo invernale, che oggi possiamo trovare in tutta Italia con diversi nomi. La ricetta originale è marchigiana e viene tramandata da generazioni, soprattutto nell’entroterra di Ancona e Macerata. La preparazione è articolata e lunga, ma  davvero un cavalluccio tira l’altro.

                      Ingredienti

                      • Farina, uova, zucchero, olio, vino bianco , sapa, rum, marsala, caffè, noci e mandorle tritate, cioccolato fondente, canditi, uvetta, fichi secchi, cacao amaro, pane grattato.

                      Preparazione

                      1. La sfoglia deve essere spessa (farina, uova, zucchero, olio, vino bianco) per fare in modo che durante la cottura il ripieno non fuoriesca.
                      2. Il ripieno è composto da mosto concentrato attraverso la cottura (sapa), 2 tipi di liquori (rum, marsala), caffè, noci e mandorle tritate, cioccolato fondente, canditi, uvetta, fichi secchi, cacao amaro e pane grattato. Di solito, viene preparato  la sera prima macinando tutti gli ingredienti e lasciato riposare in frigo.
                      3. A questo punto l’impasto si stende sulla sfoglia e quest’ultima si richiude formando un sacchetto a forma di cavalluccio marino (da cui appunto prende il nome questo dolce marchigiano).
                      4. Una volta cotti al forno si possono guarnire con una spruzzata di alchermes e zucchero oppure ricoperti di glassa e confettini colorati.

                       I Maritozzi

                      I Maritozzi sono i compagni ideali per iniziare alla grande la giornata con una tipica colazione marchigiana. Sono dei panini dolci che sprigionano un forte sapore e odore di arancia candita. Sono ancora più golosi se accompagnati con una farcitura di panna montata o confettura.

                       

                      Ingredienti

                      • Farina, lievito di birra, zucchero, latte tiepido, miele, olio di semi, uova, semi di anice, vin cotto e scorza di arancia grattata

                      Preparazione

                      1. Sciogli il lievito nel latte
                      2. Aggiungi il miele, lo zucchero, l’olio e mescola bene
                      3. Aggiungi  le farine e impasta
                      4. A questo punto copri con la pellicola e lascia lievitare per circa due ore e fino a che non avranno raggiunto il doppio della loro grandezza iniziale.
                      5. Come sappiamo l’anice è una costante dei dolci tipici marchigiani e infatti anche in questo caso si aggiungono i semi di anice insieme alle uova leggermente sbattute, la scorza d’arancio e il vin cotto.
                      6. Copri con la pellicola e lascia lievitare nuovamente fino al raddoppio.
                      7. Successivamente dividi il composto in porzioni da circa 80 gr l’una a forma di filoncino e infornare.
                      8. Una volta tolti dal forno, quando sono ancora caldi, spennella i maritozzi con latte zuccherato e una spolverata di zucchero semolato. Sono gustosissimi.

                      Tutti i dolci marchigiani si sposano bene con il Vino marchigiano Lacrima in versione Passito o il tradizionale Vino cotto marchigiano.

                      Dai salumi, ai formaggi, dalla Galantina alle ormai famosissime Olive Ascolane, fino al vino cotto e i dolci. I prodotti tipici marchigiani sono tantissimi e ogni angolo della regione può vantare le sue caratteristiche, senza dimenticare la varietà di vini sia rossi che bianchi e i presidi Slow Food, micro tipicità del territorio come:
                      • Anice verde di Castignano
                      • Carciofo di Montelupone
                      • Cicerchia di Serra de’ Conti
                      • Fagiolo di Laverino
                      • Fava di Fratte Rosa
                      • Lonzino di fico
                      • Mele rosa dei Monti Sibillini
                      • Mosciolo selvatico di Portonovo
                      • Pecorino dei Monti Sibillini
                      • Salame di Fabriano

                      Abbiamo fatto un viaggio enogastronomico delle Marche limitandoci a 7 tipologie di prodotti tipici marchigiani, e di questi ne abbiamo descritto i principali, i più conosciuti e i più caratteristici.

                      Come ogni regione italiana le tipicità sono tantissime e spesso neanche in una intera vita si riesce ad assaggiarle tutte. Le Marche sono sicuramente sorprendenti sotto questo aspetto.

                      Il nostro shop ti offre la possibilità di gustare i piatti della tradizione marchigiana spedendo direttamente a casa tua i prodotti tipici marchigiani che preferisci.

                      Buon Appetito e Cin Cin da Saporimarchigiani.it .